ADULTI

Venerdì 5 dicembre, ore 21.00

VUOTO DI FAVOLE

di Cristina Da Ponte e Nicolò Sordo
Compagnia I Filastrofici

Siamo Vuoti di Favole o ce ne raccontiamo una al giorno per vivere?

Il vuoto è assentarsi dal vivere, guardare la vita da fuori, nella consapevolezza che ogni sforzo è vano di fronte alla morte. Una sensazione ben nota a tutti, ma che non può durare troppo tempo. “Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarderà dentro”, scrive Nietzsche. Quel vuoto è giornalmente colmato di favole: ognuno lo fa a suo modo, ognuno con le proprie. Le favole sono prospettive, ancore di salvezza: la famiglia, il lavoro, la cura di sé, il sentirsi utili, l’idea autoconsolatoria che si ha di se stessi… Tutto ciò che ci permette di vivere e dimenticare, anche se per breve tempo, che prima o poi tutto finirà. Nello spettacolo, l’incombenza della fine è tramutata in un pericolo reale: il condominio verrà presto raso al suolo. Di volta in volta (attraverso suoni, parole e immagini) viene rimarcata la presenza di N.E.V.E. (Nuova Eliminazione Vecchi Edifici), entità non ben definita, molto simile a un “demone”, che periodicamente chiama all’appello i personaggi facendoli cadere nel loro “Vuoto di Favole”. Ogni personaggio ha una propria favola, e ne è totalmente dipendente. Sono favole strettamente individuali, ogni personaggio se le crea da solo, nella propria stanza (come la signora Sirena, che, per non uscire di casa, si convince di essersi rotta una gamba). L’unico modo per staccarsi dalla favola, di smettere di subirla e di esserne vittima, è confrontare la propria favola con quella di qualcun altro.

 

Venerdì 13 marzo, ore 21.00
Sabato 14 marzo, ore 21.00

NARRENSCHIFF

una produzione di Aria Teatro
regia di Carlo Orlando
con Denis Fontanari e Chiara Benedetti

Narrenschiff , la “nave dei folli” in lingua tedesca, è un lavoro d’indagine, un racconto di domande aperte su un passato non ancora elaborato, sui mutamenti del presente della psichiatria e sul significato della follia. Lo spettacolo nato dalla decisone di narrare la follia per indagarla, tentare di darle voce, allenandoci alla mancanza di comprensione, abbandonando la ricerca del confine tra ciò che è sano e ciò che non lo è. Per iniziare, gli autori hanno attinto dal mondo che li circonda, da quel mondo che vedono passare per strada, da ciò che il manicomio ha partorito dopo la sua chiusura, dalle tracce leggibili nei luoghi che lo simboleggiano.
Il viaggio inizia a Pergine Valsugana, a pochi chilometri da Trento, nei corridoi dell’ospedale psichiatrico che per un secolo ha imposto la sua voluminosa e segreta presenza sulla città, con un coro di voci di chi la storia l’ha vissuta in diretta, di chi conosce quelle stanze e quegli odori. Una serie di eventi che solcano la storia e che si sbriciolano lasciando le proprie tracce nel presente, sparpagliandole sul territorio.

 

Venerdì 20 marzo, ore 21.00

CARNE VECCHIA

Regia di Elvio Assunçao
interpreti creatori: Laura Bisognin Lorenzoni, Elvio Assunçao
Musiche di Hiffana, Sainko, Wim Mertens, Terça feira trio

Lo spettacolo racconta di due danzatori in attesa di partecipare a un’audizione alla quale non saranno selezionati. Entrambi sprofondano in una crisi esistenziale dalla quale proveranno a uscire attraverso una forma di ribellione a tutto ciò che impedisce loro di esprimere liberamente il proprio talento. I due danzatori vivranno un caleidoscopio di emozioni, nel quale vedranno chiaramente i propri limiti e quelli del sistema nel quale vivono e lavorano. L’ansia dell’attesa con profondi e taglienti sguardi di competizione, il protagonismo esasperato dell’uno per coprire le doti dell’altro, l’angoscia del fallimento e la lotta per affermare il proprio valore artistico, saranno alcuni degli stati d’animo che creeranno la linea drammaturgica dello spettacolo, offrendo al pubblico una toccante chiave di lettura della storia narrata.
Accanto alla costruzione coreografica, lo spettacolo prevede la proiezione di video come veicolo per accompagnare il pubblico nel mondo privato degli interpreti, coinvolgendolo e rendendolo anch’esso protagonista dalla storia.

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